Esiste un termine, nella lingua giapponese, che si pronuncia “kami”.
Letteralmente significa “carta”, ma anche “spirito divino”. Insieme al verbo Oru, piegare, kami compone la parola origami, che si riferisce sì all’arte di piegare la carta, ma forse, e ancor di più, è una metafora della trasformazione.
La nostra storia comincia in un tempo e un luogo lontano: siamo in Cina, agli inizi del II secolo d. C., sotto il regno dell’imperatore Hedi. Qui hanno appena inventato la carta. Hanno infatti capito che, intrecciando fibre di canapa con vari tipi di corteccia e altri materiali di recupero, è possibile dar vita ad un materiale al tempo stesso assorbente e flessibile, resistente e adatto ad esser tinto.
Passa un po’ di tempo e nel 610 d. C un monaco buddhista cinese si reca in Giappone. La leggenda vuole che, in cambio della propria vita, egli sia costretto a rivelare il segreto della carta e di come si produca. Così, si diffuse per il mondo, diventando uno dei prodotti più utilizzati di sempre. Qui in Giappone, però, la carta scopre anche una funzione diversa da quella di semplice supporto per la scrittura. Qui, dà vita alle più svariate forme, si tras-forma appunto. Sono le madri a insegnare ai bambini a piegare la carta. Lo fanno per creare oggetti utili per la casa, per stimolare la loro creatività, ma anche per trasmettere loro un concetto importante della cultura giapponese: l’idea che la materia si trasformi perennemente.
Alla base vi sono i principi shintoisti dell’eterno ciclo vitale e dell’accettazione della morte. L’unica costante del mondo è la sua trasformazione e l’origami, con la sua flessibilità, complessità, fragilità e le sue pieghe intermedie, ci ricorda come ogni cosa rappresenti un momento specifico e particolare del suo continuo cambiamento.
Gli origami sono anche oggetti carichi di simbologie e tradizioni e, per questa ragione, vengono spesso realizzati in occasione delle festività. Secondo un’antica leggenda la gru può vivere mille anni. Regalare un origami a forma di gru significa dedicare parte del proprio tempo a una persona cara e augurarle mille anni di felicità.
Un’arte millenaria che, combinata a matematica, ingegneria e tecnologia, trova applicazione in moltissimi ambiti. Gli airbag delle automobili, ad esempio, nascono dallo stesso principio dell’origami, ossia quello di piegare una superficie un certo numero di volte, affinché occupi il minor spazio possibile e si espanda con il minimo sforzo.
O ancora, la lente del telescopio Hubble, e poi quella Eyeglass, sono state progettate in modo tale da essere spedite nello spazio piegate, pronte ad aprirsi facilmente una volta giunte a destinazione. Oltre all’astronomia, anche la medicina ha tratto ispirazione dagli origami, progettando con lo stesso principio gli stent usati in chirurgia cardiovascolare.
Sorprendente vero?
Tutt’oggi si cercano nuove applicazioni e nuovi origami. È il caso di Koryo Miura, un ingegnere giapponese che ha sviluppato un modello di pieghe per la produzione in origami di un impianto fotovoltaico. O di Yoshizawa, un’artista che ha creato nuove forme di origami sempre più complesse, sempre più particolari.
Ma non è tutto. Tra le altre innovazioni ispirate agli origami abbiamo:
Se tutto questo ti ha incuriosito, allora forse è arrivato il momento di cimentarti in una sfida: realizza la tua gru e comincia la trasformazione!