La Trasformazione che ci coinvolge tutti


Una cornice magica quella del Teatro Gerolamo di Milano che, mercoledì 13 gennaio, ha accolto il nostro Celebrating Transformation, l’appuntamento annuale della community di Wyde. Quante difficoltà, quanti dubbi prima di cominciare. Ci riusciremo? Sarà in presenza oppure online?

Ed eccoci qui, ce l’abbiamo fatta, siamo riusciti, sia in presenza che online, a realizzare l’esperienza unica ed indimenticabile che ci eravamo prefissati di vivere.

Ad aprire il sipario, il nostro Gregorio di Leo, co-founder di Wyde-The Connective School, che ha esordito con una semplice ma spiazzante domanda: “Voi tornereste a due anni fa?”.

Molti di noi scrivono ancora 2020 invece che 2022, c’è chi ancora guarda all’era pre-pandemia con occhi nostalgici e vorrebbe in dono una macchina del tempo per riassaporare la tanto rimpianta “normalità”. 

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Eppure, come ci ha ricordato Massimo Recalcati, vi è una necessaria spinta alla trasformazione che non possiamo ignorare. Non solo non possiamo tornare a due anni fa, ma non dobbiamo. Non possiamo e non dobbiamo porre resistenza al cambiamento. Siamo tenuti a scorrere lungo la corrente dei processi evolutivi, spingendo noi stessi e le organizzazioni di cui facciamo parte a gettare il cuore oltre l’ostacolo. 

È un viaggio che richiede audacia, spirito di avventura ed esplorazione, anche in territori inesplorati. Sull’orizzonte, tre grandi mete che sosterranno la trasformazione e guideranno i nostri prossimi passi.

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La cura come obiettivo

In un tempo storico come questo, che ha minato in modo drastico il significato di apertura, di vicinanza e di condivisione, non dobbiamo cedere alla tentazione di arroccarci dentro mura di difesa, serrando i ranghi e temendo l'ombra dell'Altro come una minaccia. Siamo distanziati per ragioni di sicurezza, è vero. Ma questo non deve escludere l'opportunità di procedere lungo il proprio percorso trasformativo dando spazio all’incontro con l'Altro. 

Per indole, siamo individui tendenti all'autoconservazione e alla protezione dei propri confini. Per generazioni abbiamo agito – più o meno consapevolmente – nell'impronta dei filosofi atomisti dell'antica Grecia, che immaginavano l’aggregazione della materia, e quindi la formazione del mondo, come una pioggia di atomi che, cadendo perpendicolarmente, dava vita ad ogni cosa. La critica a tale teoria fu limpida e cristallina: se gli atomi cadono verticalmente non si incontrano. Se non si incontrano, non si aggregano. Se non si aggregano, non possono dare forma al mondo. 

È vitale, quindi, considerare una deviazione – un clinamen –, affinché un atomo possa intercettare un altro atomo e generare una connessione che dia origine alla vita; così come è fondamentale che deviate (e non lineari) siano le nostre traiettorie, come individui e comunità, affinché vi sia incontro, creazione, trasformazione. Goccia dopo goccia, saremo sempre più capaci di alimentare il flusso osmotico, di rendere i confini nuovamente porosi. 

Camminando, il nostro obiettivo sarà quello di ricostruire la fiducia, arricchire, grazie all’incontro, la qualità delle nostre vite, delle nostre relazioni e delle nostre conversazioni, in un processo di continua trasformazione.

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La convivenza come capacità di saper stare sul negativo

Mai come in questi anni ci siamo trovati di fronte alla necessità di imparare. E di farlo in fretta, raggiungendo piccoli grandi traguardi spesso sorprendenti ed inaspettati. Tra gli insegnamenti, quello che forse più di tutti dovremo tenere a mente è legato alla capacità di saper convivere con l’incerto, con quello che sfugge alla comfort zone. A ciò che, comunemente, definiamo “il negativo”.

Fare pace con le nostre paure ed ammettere l’esistenza di uno spiraglio di tonalità di grigi, in cui la luce non si contrappone al buio, il timore non è soltanto l’altra faccia del coraggio, la guarigione non è l’unica alternativa alla malattia. 

Saper sostare sul negativo implica il riconoscimento e la convivenza con il limite, senza che esso sia ignorato, eliminato o ci travolga. Dobbiamo concederci la possibilità di vedere, osservare, avvicinare l’immagine che pensiamo essere incompatibile con noi stessi e la nostra realtà, a quella che abbiamo “idealizzato”. Nella gran parte dei casi, soprattutto oggigiorno, le due immagini non corrispondono, ma questo non deve spaventarci o farci rinunciare. 

Riconoscere le proprie ombre, le proprie fragilità, è la più grande scoperta che si possa fare: è proprio da qui che attiviamo l’opportunità di rigenerarci. 

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Il progetto come capacità di far esistere il tempo

I processi trasformativi, anche nei momenti di maggiore tensione e difficoltà, custodiscono in potenza la spinta all’inaudito. Per seguirla, siamo tenuti a fare un continuo sforzo di invenzione, di poesia, che non ci metta nelle condizioni di aspettare l’occasione, ma crearla.

La sfida oggi è avere un progetto che possa imparare dalle lezioni del passato, vivere il presente e guardare al futuro senza essere sopraffatto dal senso di incertezza. È il progetto stesso a far esistere il tempo, ad ancorarlo a radici solide. E ben piantata a terra deve essere anche l’organizzazione che promuove tale progettualità. Un’organizzazione in cui si respira libertà di espressione, in cui vige non tanto la logica dell’esempio ma quella della testimonianza, resa preziosa da una leadership orizzontale. 

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Prima di lasciarti ti chiediamo: qual è il tuo desiderio per il 2022? 

Lo abbiamo chiesto anche al nostro Celebrating Transformation, dove l’ingresso si pagava in desideri! E la lettura dei vostri desideri per il nuovo anno è stata, al tempo stesso, la miglior conclusione e il miglior nuovo inizio che potevamo aspettarci, perché ci ha permesso di puntare gli occhi dritti al cielo e scoprire un nuovo slancio verso il futuro!

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Stay Wyde!

Scritto da

We Wyde

Wyde è una Connective School formata da da psicologi, filosofi, antropologi, performer, economisti, imprenditori, manager, esperti di hr e comunicazione, accademici e designer, che si occupa di cambiamento organizzativo e sviluppo manageriale. La mission di Wyde è quella di accompagnare persone, team e organizzazioni a connettersi tra loro e con il loro futuro.

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