Gravity. Antigravity. Dove vuoi che ti porti il cambiamento?


La vita è piena di grandi passaggi. Le persone si diplomano, si laureano, escono di casa. Entrano nel mondo del lavoro, si sposano, hanno figli, vanno in pensione. Sono i momenti in cui ci fermiamo a pensare e a riflettere sulle scelte da fare. Succede lo stesso ogni gennaio: un nuovo inizio porta con sé riflessioni su quello che è stato e su quello che sarà. È successo anche dopo la pandemia, quando abbiamo pensato "il lavoro non sarà più lo stesso".

In quel periodo di tempo così particolare e inusuale, tutti, allo stesso tempo, abbiamo vissuto un importante passaggio di vita. Per alcuni è stato terribile, una brutale perdita. Per altri, straordinario, essenziale alla rigenerazione.

portogallo

Magari anche tu durante questo periodo hai perso il lavoro o ne hai lasciato uno, hai affrontato un trasferimento, hai lavorato da remoto da un nuovo posto nel mondo - io, per esempio, sono andata in Portogallo ed è stato un tempo utile per fare chiarezza sul mio futuro e sulle scelte da portare avanti - o per stare più vicino alla famiglia. Quello che è certo, è che stiamo tutti ancora elaborando i cambiamenti avvenuti

 

Un cambiamento sta sempre tra il vecchio e il nuovo

Si è parlato di New Ways of Working o di New Normal. Sono fioriti i workshop, gli eventi, i libri sul futuro del lavoro e sulle nuove regole da seguire, riflessioni sulla nuova era di flessibilità e libertà individuale che ci attende e che stiamo già assaporando. Poco è stato detto su quello che invece “ci tira giù” verso il vecchio mondo, che ci fa tornare ai vecchi schemi e alle nostre abitudini.

Chiunque abbia affrontato una trasformazione sa quanto sia difficile dare un calcio alle regole che fino a ieri hanno funzionato ma che oggi non funzionano più. Ci vogliono forza, creatività, coraggio per immaginare un futuro diverso da quello che abbiamo costruito fino a quel momento.

Non a caso i nuovi fenomeni del quiet quitting o della great resignation stanno alterando la geografia di molte aziende e soprattutto stanno consacrando una forte attenzione al tema della Mental Health e del benessere. Siamo portati a domandarci con più vigore: su quali parametri misuriamo la qualità della nostra vita? Come valutiamo l’essere felici a casa o nel lavoro? Cosa conta davvero per me oggi?

 

Trovare l’equilibrio

Siamo in un equilibrio precario tra la sicurezza del mondo conosciuto e i segnali emergenti che ci indicano nuovi modi di creare, di guidare, di essere. Proprio come noi, in quanto individui, anche le imprese sono alle prese con queste spinte. L'attrazione verso le vecchie modalità, supportate da sistemi operativi, policy, mentalità e processi tradizionali, è forte. E alcuni, a dire il vero, vogliono tornare a prima (non a caso il new normal è stato un mantra in questo ultimo anno). Altri stanno lavorando per scegliere cosa lasciarsi alle spalle, cosa tenere e cosa abbracciare per la prima volta. 

Penso che nessuno al momento abbia la soluzione e nemmeno possa sapere quello che succederà. Simon Sinek, qualche giorno fa, diceva proprio questo: l’unica cosa che sappiamo del futuro del lavoro è che rimarrà la flessibilità.

 
 
 

E quindi cosa facciamo?

In Wyde stiamo ragionando su questa sfida. Proviamo a tenere insieme la visione futura e coraggiosa con esperimenti quotidiani più piccoli, più silenziosi, su cui si basa il cambiamento. Abbiamo deciso di concentrarci su due riflessioni: la coerenza con i nostri valori e l’analisi delle forze che ci spingono verso quello che vogliamo diventare.

 

Ritornare ai propri valori

Nell’incertezza generale, il nostro pilastro è rimanere ancorati ai nostri valori: sono le qualità sotto i momenti di cambiamento che ci definiscono e che ci portano soddisfazione. Tornare ai nostri valori può aiutarci a identificare ciò che manca nelle nostre vite. Spesso vivere quei valori non richiede grandi cambiamenti.

I valori sono le qualità o le energie che contano di più per noi. Qualcuno ama di più la collaborazione, l'onestà e l’entusiasmo. Qualcun altro, l’autenticità, la creatività o la cura. L'elenco dei valori fondamentali di ognuno di noi è un riflesso della nostra anima unica, di ciò che ci porta gioia e che ci dà quella magnifica sensazione di essere nel “flow”.

flow

Quando la nostra vita è allineata con i nostri valori, ci sentiamo felicemente espressi, a nostro agio, al massimo della nostra luminosità. Quando la nostra vita non è in linea con i nostri valori, tendiamo a sentirci stressati, sfiduciati, non appagati.

 

Per questo quando lavoriamo all’interno dei nostri percorsi di formazione aiutiamo le persone a riflettere su come riconoscere i propri valori, l'energia che permette di attrarre e ottenere le cose che si desiderano, come fare le cose, quando dire di no e quando dire di sì.

 

Individuare le energie che ci portano “su” e “giù”

Il secondo pilastro è una riflessione ma anche uno strumento. Lo ha progettato Giorgio Di Tullio in Wyde qualche anno fa ed è legato al concetto di Gravity e Antigravity. Si tratta di una matrice che aiuta a identificare il campo di forze che facilitano l’allargamento di una prospettiva e l’attivazione di aspetti migliorativi (antigravity) e altre che agiscono per lasciare le cose come sono (gravity).

Sappiamo individuare quali forze bloccano la nostra azienda e quali invece la aiutano a fiorire?

Se parliamo di leadership, una forza gravitazione ci può spingere verso un modello di guida unica e direttiva, mentre una forza anti-gravitazionale ci invita a una gestione diffusa, creativa e aperta.

Se parliamo di sostenibilità, una forza gravitazionale la considera un costo mentre per una forza anti-gravitazionale è il carburante necessario per l'innovazione aziendale e per la crescita.

In un momento complesso come questo, il nostro consiglio è di fermarti e chiederti: quali sono i miei valori? Cosa mi fa alzare la mattina dal letto? Le azioni che faccio sono dettate da forze gravitazionali che ti portano a modelli già visti o stai pensando al nuovo? E quando mi ascolto davvero, cosa mi dice il futuro?

Se vuoi condividere con noi le risposte che ti darai, sarà un piacere parlarne.

 

Scritto da

Jlenia Ermacora

Co-Founder Partner Wyde - Dopo 15 anni di esperienza nella formazione e consulenza presso la prestigiosa Istud Business School sul Lago Maggiore, oggi Jlenia, insieme a Gregorio Di Leo, Co-Founder di Wyde, accompagna le aziende a diventare protagoniste di una continua trasformazione positiva.

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